Sala III

La sala III è dedicata al vescovo Giuseppe Coppola, colto prelato palermitano che governò la diocesi di Lipari dal 1778 al 1789.

Oltre a dedicarsi alla formazione del clero, il prelato fece venire sull’isola alcune maestre per provvedere all’educazione delle ragazze, impegnandosi nella costruzione di un edificio per l’accoglienza delle orfane e delle donne di strada che volevano cambiare vita.

Inoltre, per risolvere il costante problema della carenza d’acqua, fece costruire tre ampie cisterne che ebbe modo di vedere e apprezzare anche Lazzaro Spallanzani, sacerdote biologo emiliano, visitando le Eolie nel 1788.

Mons. Coppola fece anche piantumare nell’isola numerosi ulivi e introdusse la coltura dei gelsi che dimostrarono di allignare facilmente, oltre ad un tipo particolare di Opuntia ficus indica rossa (i cosiddetti fichi d’india), fatta venire da Palermo.

Nel 1782 Coppola trasferì nel recinto del palazzo vescovile un “Seminario delle Lettere” che volle aperto al pubblico, così come aperta al pubblico era la sua biblioteca e creò, pure, un antiquarium dove raccolse diversi reperti archeologici.

La sua attenzione si rivolse ovviamente anche al restauro delle chiese. Nella Cattedrale, in particolare, sistemò alcuni altari e fece realizzare dal pittore palermitano Antonio Mercurio le grandi pale, che tutt’oggi vi si possono ammirare.

Il Vescovo morì nel 1789 e venne sepolto in Cattedrale accanto all’altare del Crocifisso, in un sarcofago di marmo sovrastato da una statua che lo raffigura mentre offre la carità ad un bambino.

In questa sala a lui dedicata vi sono 10 dipinti a olio su tela e due statue lignee, lavori che fanno ancora riferimento a varie fasi del Settecento e che costituiscono dunque il prosieguo cronologico della SALA II.

Le opere principali sono:

la Madonna del latte, di ignoto pittore del secolo XVIII, proveniente dalla chiesa della Madonna delle Grazie di Lipari. Si tratta di un’opera di buona fattura che raffigura la Vergine su un trono di nuvole con in braccio il Bambino che raccoglie, in un’ampollina di vetro, il latte che sgorga dal seno della Madre; in basso a sinistra sta San Bernardo da Corleone, ai tempi della realizzazione dell’opera non ancora canonizzato ma la cui fama di santità era già assai diffusa a motivo dei suoi numerosi prodigi;

una Presentazione della Vergine Maria al Tempio, eseguito da un pittore della prima metà del secolo XVIII, anch’esso di buona fattura e che richiama per alcuni aspetti la Presentazione di Romanelli di San Pietro in Vaticano;

una Sacra Famiglia e San Bartolomeo, opera del 1793 come indicato sulla stessa tela, di un ignoto autore attivo nelle Isole Eolie, come testimoniano altri dipinti riconducibili alla stessa mano. Proviene dalla Chiesa della Madonna delle Grazie di Lipari e riproduce, nel registro inferiore, uno scorcio dell’abitato del tempo;

una Immacolata tra Santi e cherubini, proveniente dalla chiesa dei Cappuccini al Camposanto di Lipari. L’autore della grande pala d’altare è ignoto, anche se si ha una dettagliata descrizione dell’opera dell’inizio dell’Ottocento, in cui viene attribuita al padre cappuccino Fedele da S. Biagio con la data del 1794.

un S. Onofrio, datato 1743 e firmato Giovanni Barbera, in origine nella Chiesa di Santa Maria dei Bianchi al Castello di Lipari. Il santo anacoreta, che rinunciò agli agi della sua nobiltà, come indicano la corona e lo scettro in basso a sinistra, è rappresentato in preghiera e, come da tradizione, vestito di pelli e fogliame.

una Madonna con Bambino e Santi francescani, del secolo XVIII, in cui vengono rappresentati insieme alcuni Santi dell’ordine fondato da San Francesco, verso i quali doveva esserci maggiore devozione sul territorio. Una descrizione dell’opera viene fornita dal canonico Rodriguez che la vide nella chiesa dei Cappuccini di Lipari. È attribuita al sacerdote Giuseppe Russo, di Barcellona di Sicilia;


una scultura raffigurante La Pietà proveniente dalla chiesa di S. Lucia di Lipari, in legno intagliato e dipinto, firmata da Francesco Di Nardo, scultore napoletano documentato tra il 1704 e il 1776 in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Molise, Sardegna e Spagna.

Altre opere presenti sono:

una pregevole scultura in legno scolpito e dipinto de L’Immacolata, opera dell’artista napoletano Salvatore Cepparulo, datata 1873 e un tempo nella Cappellina privata del Vescovo.

 

 

Alcune piccole tele, olio su tela, provenienti dalla Chiesa dei Cappuccini di Lipari, raffiguranti Dio Padre, attribuito al padre cappuccino Fedele da S. Biagio e datato 1794, e due putti piangenti, provenienti dall’altare del Crocifisso miracoloso.