Sala I
La Sala I è dedicata a Monsignor Martino D’Acugna, vescovo di Lipari dal 1585 al 1593, a cui si deve il recupero della reliquia del pollice di San Bartolomeo. In essa vi sono esposte le opere cinquecentesche, realizzate per lo più su tavola.
Dalla terribile esperienza del sacco turco del 1544, Lipari usci più vigorosa e ricca di fermenti. A livello artistico, nonostante le irreparabili perdite legate alla distruzione del pirata Barbarossa, già da subito ricompaiono alcune interessanti testimonianze grazie agli scambi e ai commerci che i Liparesi intrattenevano con i numerosi centri della Penisola.
Le opere sopravvissute, per la loro qualità e per le connotazioni artistiche, riflettono il gusto della committenza, costituita da prelati e da laici di varia provenienza ed estrazione sociale, in netta preponderanza legata all’ambiente napoletano, ma anche all’area messinese e palermitana.
Alle pareti, partendo da destra, si trovano:
la Deposizione, un tempo sull’altare di S. Maria della Pietà nella Cattedrale di Lipari. Equilibrata e sobria, ricorda la tavola di identico soggetto dipinta da Giovan Bernardo Lama per la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli di Napoli.
la tavola della Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Nicolò (1565), da attribuirsi al pittore napoletano Decio Tramontano, originariamente collocata sull’altare maggiore della chiesa di Maria SS. dell’Arco e dei Santi Giovanni Battista e Nicolò, dentro le mura del Castello di Lipari. La tavola, in cui si affacciano le acquisizioni della pittura rinascimentale, reca in basso un’interessante iscrizione che informa su committenza, data e luogo di esecuzione.
la tavola di Santa Caterina d’Alessandria, del pittore Giovanni Filippo de Floris, riconducibile alla chiesetta omonima, non più esistente, che sorgeva nei pressi dell’attuale cimitero di Lipari. La cappella, riaperta al culto nel corso del secondo Cinquecento, ma già esistente prima della “ruina”, testimonia la diffusione del culto della martire alessandrina anche a Lipari, come attestato, tra l’altro, dalla presenza di una omonima Confraternita di cui si conserva l’atto di Costituzione. Tale Confraternita aveva ottenuto la possibilità di custodire la statua della Santa (presente al centro della stessa sala, anche se priva degli elementi iconografici che la contraddistinguono) nella Chiesa della Concezione al Castello di Lipari.
la tavola centinata raffigurante La Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Giacomo, offerta come dono votivo per uno scampato naufragio da Giacomo Galluppi, proprietario di una nave utilizzata quasi sicuramente per gli scambi commerciali; l’opera documenta anche, attraverso l’iscrizione, le terre raggiunte dai marinai liparesi.
la Dormitio Virginis, attribuibile a Giovan Filippo Criscuolo (1495-1584) e bottega, proveniente dalla Cattedrale di Lipari in cui è documentata la presenza di un altare dedicato all’Assunzione della Vergine già nella prima visita pastorale dopo la “ruina”. La composizione artistica, in cui viene raffigurata nel registro superiore la Vergine già in gloria tra gli angeli, si ispira alle narrazioni apocrife: lo dimostrano la presenza del giudeo, a cui rinsecchirono le mani nel tentativo di rovesciare il cataletto della Vergine Maria, e quella degli apostoli in preghiera che, al momento della morte della Vergine, si trovarono miracolosamente radunati a Gerusalemme.
la Sacra Famiglia con i Santi Anna e Gioacchino, di probabile realizzazione locale, proviene dalla chiesa della Madonna delle Grazie al Castello; non è da escludere che si trovasse già nella chiesa precedente, di più modeste dimensioni, in cui risulta, nel 1681, un altare dedicato proprio a Sant’Anna. Nonostante la mediocrità espressiva contiene particolari interessanti.
La Madonna col Bambino e San Giovannino, forse del XVII secolo, riprende nell’impostazione iconografica uno schema cinquecentesco ricorrente.