L’opera descritta dettagliatamente all’inizio dell’Ottocento, viene attribuito al padre cappuccino Fedele da S. Biagio con la data del 1794.
Grande devozione ha sempre riservato la famiglia francescana all’Immacolata Concezione, qui rappresentata secondo la classica iconografia desunta da Apocalisse: cinta di dodici stelle e con la luna sotto i suoi piedi.
Nel registro inferiore trovano posto quattro figure di santi. A partire da sinistra: San Bartolomeo, che regge con le mani la sua stessa pelle e un coltello insanguinato, San Francesco d’Assisi con le mani stimmatizzate aperte “ed in un’estasi beata di amore rapito”, San Calogero, assorto in lettura con la cerva al suo fianco, e infine Sant’Agatone o – secondo il can. Rodriguez – San Bonaventura, ministro generale dell’Ordine Francescano e Dottore della Chiesa, autore della biografia di San Francesco e di molti scritti sulla Madonna, che qui indica con la mano destra.
Così la descrive il Can. Rodriguez agli inizi dell’800: “Maria, che sembra bellissima e compostissima figura, adorno il capo di rilucente gloria di sei vaghissimi angeletti. Stassi alla destra un gruppo di tre figure; […] in sulla sinistra del quadro resta lo stimmatizzato Francesco, aperte le mani, ed in un’estasi beata di amore rapito, la cui fama è oltre ogni umano immaginare pur bella. Il siegue colossale figura la quale sorregge in sulla dritta mano insanguinata pelle e dilaniata a brani, ed impugna la manca il micidiale coltello. Egli è il martire della famiglia dei Tolomei. Qui tutto è grande, ed il grande campeggia nell’azione e la domina […] Il Pittore sembra ignoto, mio amatissimo Leonardo, né al quadro vi si legge; ma per relazione di vecchio padre Frate Giovanni da Lipari che or chiude il cerchio di diciotto lustri si seppe esser quella l’opera di Fedele da S. Biaggio sacerdote cappuccino fatta nel 1794, celebre nella pittorica arte che si studiò per lo spazio di trent’anni. “