Sala II

La sala II è dedicata a Monsignor Girolamo Ventimiglia, dei chierici regolari, vescovo di Lipari dal 1694 al 1709, uomo coltissimo e oratore di vasta fama, chiamato nel 1700 a predicare ai Cardinali riuniti in Conclave per l’elezione del nuovo Papa. Nella sala sono esposte opere del seicento e del primo settecento.

L’incremento demografico e urbanistico, iniziato a Lipari già nella seconda metà del XVI secolo, continuò nel ‘600 e nel ‘700 e con esso il fervore costruttivo e decorativo degli edifici religiosi, a cui contribuì anche la presenza degli ordini religiosi, tra cui Francescani e Gesuiti. In tale periodo prese, inoltre, rinnovato impulso la devozione alla Vergine Maria, testimoniata, alla data del 1681, dalla presenza nell’Isola di ventitré, su trentotto, chiese e cappelle dedicate al culto mariano.

Una delle iniziative più interessanti nella seconda metà del ‘600 fu l’apertura di una “scuola di grammatica”, gratuita e fruibile sia dai chierici, che volevano prepararsi al sacerdozio, sia dai ragazzi poveri che desideravano acquisire una cultura di base. In questa scuola, primo strumento d’istruzione pubblica delle Eolie, si insegnavano “la grammatica e i rudimenti della fede”. Inoltre, negli stessi anni, vennero aperte due biblioteche, sovvenzionate dal Vescovo.

I vescovi e le confraternite operarono pure restauri importanti a partire dalla fine del ‘600: tendenza che continuò anche per il resto del XVIII secolo, come testimonia la realizzazione degli affreschi della Cattedrale, eccettuata la complicata parentesi della Controversia Liparitana in cui si registrò un momento di stasi. Le Eolie divennero inoltre, in questo periodo, anche una meta di turismo culturale per visitatori europei, come il presbitero e biologo italiano Lazzaro Spallanzani.

La sala contiene sette oli su tela appartenenti alla cultura figurativa locale del XVII e XVIII secolo. Si tratta di opere di scuola, per lo più non attribuibili ad uno specifico autore che risentono in gran parte dell’influenza stilistica siciliana ad eccezione di una copia da Carlo Maratta, pittore marchigiano che operava a Roma nella seconda metà del Seicento, e di una tela attribuita a Guglielmo Borremans, pittore fiammingo che visse e operò a Napoli e in Sicilia.

Tra le opere più significative si segnalano:

una Madonna con il Bambino dormiente, S. Caterina e angeli musicanti, olio su tela di autore ignoto attivo tra i sec. XVII-XVIII che riproduce, con qualche minima variante, un dipinto di Carlo Maratta (1625-1713), figura centrale della pittura romana ed italiana della seconda metà del Seicento, celebrato come uno dei massimi pittori del suo periodo;

una Santa Barbara, di discreto autore ignoto dell’inizio del secolo XVIII, riconducibile a scuola messinese e commissionato dagli artiglieri del Castello di Lipari per l’altare dedicato alla loro patrona nella rinnovata Chiesa delle Grazie;

un’Apoteosi di San Vincenzo Ferreri, attribuito al fiammingo Guglielmo Borremans, nato ad Anversa nel 1672 e morto nel 1744. Si tratta di un dipinto di ottima qualità, realizzato in un brioso linguaggio tipico del nord Europa e piuttosto inusuale in Sicilia, commissionato per l’altare del santo domenicano, soprannominato l’angelo dell’Apocalisse, nella Cattedrale di Lipari.

Altre opere presenti sono:

una Madonna con il Bambino e i Santi Ignazio e Francesco Saverio, di autore ignoto della seconda metà del secolo XVII. Si tratta di un olio su tela applicata su tavola, collocato un tempo – prima della riscoperta del chiostro normanno benedettino – nella cappella del Battistero;

un San Michele arcangelo e anime purganti, olio su tela di ignoto autore siciliano del XVIII secolo, proveniente dalla sagrestia della Cattedrale di Lipari.

un’Annunciazione, di autore ignoto di scuola messinese collocabile tra il XVII e XVIII secolo. Tale olio su tela, che risulta stilisticamente frammentario a causa di un rifacimento nella parte superiore, proviene dalla chiesa della Madonna delle Grazie di Lipari.