San Vincenzo Ferreri (1350-1419), in abiti domenicani, è ritratto in atto di predicare, mentre indica il cielo con la mano destra e con la sinistra regge un libro aperto, in cui è scritto l’ammonimento Timete Deum Date Illi honorem. Tra gli astanti ai suoi piedi è disteso un giovane seminudo e colto di spalle e a destra una donna che allatta un bambino, mentre rivolge lo sguardo al santo.
Per il carattere della sua predicazione itinerante e rivolta a un gran numero di persone di ogni estrazione sociale, Vincenzo – che invitava alla penitenza, alla riforma dei costumi e ad un’autentica conversione per prepararsi al giudizio finale – venne definito l’angelo dell’apocalisse, da cui le ali nella sua rappresentazione iconografica.
Il dipinto, di ottima qualità, si esprime con una pittura mossa, vibrata e una grazia ironica inusuale in un tema sacro che rinviano allo stile brioso del fiammingo Guglielmo Borremans, pittore nato ad Anversa e attivo in Sicilia dal 1714. Egli introdusse nell’ambiente artistico locale un gusto profano estraneo alla cultura figurativa siciliana del XVIII secolo ma ormai diffuso nei maggiori centri europei.
Il dipinto fu forse commissionato nei primi decenni del 1700 dal vescovo Mons. Pietro Vincenzo Platamone, domenicano, per la Chiesa Cattedrale ove aveva fatto erigere un altare dedicato al Santo la cui devozione era comunque già diffusa nelle Isole dal XVI secolo, quando la diocesi di Lipari era guidata da vescovi di origine iberica che ne diffusero il culto.