Questa tela, inserita in una ricca cornice coeva in legno intagliato e dorato, è la copia di un’opera di Carlo Maratta (1625-1713), importante pittore romano che riuscì a contemperare classicismo e barocco presenti a Roma tra Sei e Settecento. Forse fu lo stesso committente, Mons. Ventimiglia, a suggerire il modello.
Da notare il particolare del velo trasparente che la Vergine scosta quasi a voler mostrare il Figlio, ritratto nudo per sottolineare la sua vera umanità e addormentato con un velato richiamo alla sua passione e morte.
La presenza della rosa, ricorrente in molti simili raffigurazioni, è da ricollegarsi alla simbologia relativa alla Vergine Maria, “rosa mistica”.