Sala IV

La Sala IV è dedicata a Monsignor Vincenzo M. De Francisco, domenicano di origini palermitane, vescovo di Lipari dal 1753 al 1769. In essa sono esposti alcuni pregevoli manufatti in argento, provenienti in gran parte dalla Cattedrale di Lipari.

Dopo il terribile sacco del 1544, si registrano a Lipari un significativo incremento demografico e uno sviluppo urbano che proseguono, in modo significativo, anche nel corso dei due secoli successivi. Il clima di particolare fervore religioso, alimentato dal Concilio di Trento, determina inoltre la costruzione di nuove chiese unitamente al restauro e all’abbellimento di quelle già esistenti. Tale tendenza culmina nel Settecento per merito di alcuni vescovi: tutti prelati siciliani che, oltre ad essere pastori zelanti, mostrano di avere a cuore il benessere materiale e sociale dei loro fedeli.

In questo lasso di tempo, dunque, dall’unico calice rovinato, registrato alla fine del Cinquecento, si passa ad un inventario sempre più ricco di paramenti e vasi sacri, commissionati alle più raffinate botteghe messinesi e palermitane.

Particolarmente munifico fu il vescovo De Francisco che donò alla Cattedrale, nel corso del suo governo, vari arredi e suppellettili sacre, oltre a paramenti e rilegature di pregio per i libri liturgici. Egli concesse pure notevoli benefici al Capitolo dei canonici che in segno di gratitudine gli eressero un busto-ritratto nella Cappella del Rosario della Cattedrale di Lipari, dove riposano anche le sue spoglie.


All’interno della sala 4 sono, pertanto, allocati alcuni ritratti di vescovi, tra cui lo stesso Mons. De Francisco, Mons. Coppola e Mons. Di Miceli, e tre vetrine espositive contenenti i preziosi manufatti in argento: ostensori, reliquiari e altri oggetti liturgici, inclusa una serie di interessanti corone utilizzate un tempo per abbellire i dipinti della Vergine e dei Santi. I vari manufatti sono quasi tutti punzonati con i marchi di famose botteghe argentiere, specie messinesi e palermitane, del XVII e XVIII secolo, o recano monogrammi e stemmi dei vescovi committenti.

Tra i documenti provenienti dall’Archivio storico della Diocesi di Lipari è esposto il testamento di Mons. Di Miceli e l’elenco dei beni presenti nel palazzo vescovile alla sua morte avvenuta nel 1753.

 Le reliquie

I vari vescovi di Lipari pongono una particolare attenzione anche sul controllo delle reliquie conservate nella Cattedrale di Lipari per le quali vengono stilate, nell’ambito delle visite pastorali, dettagliati elenchi.

Già Mons. Alfonso Vidal, nella Visita del 1602, annota che nella Cattedrale si conservano alcune insigni reliquie in un’arca coperta da un panno di seta rosso, chiusa con quattro chiavi. Tra queste il latte della Madonna in una “carrafella di cristallina”, il pollice di san Bartolomeo apostolo, un pezzo di osso di San Filippo apostolo, un pezzo d’osso di San Gregorio Magno, una cannella d’osso di San Marco, una costola di Santa Caterina martire e altre reliquie.

Nelle feste dei rispettivi Santi, tali reliquie – sistemate successivamente in busti dorati – venivano anche portate in processione. Il vescovo Agostino Candido nel 1651 registra in particolare che: “nel mese di Febbraio, il giorno 13, ha luogo la solenne processione nella quale la sacra reliquia di San Bartolomeo viene portata fuori dalla Città procedendo fino al luogo nel quale anticamente era edificato il tempio dedicato allo stesso Apostolo, nel quale si conservava il suo sacro corpo. La stessa reliquia veniva portata processionalmente il 17 giugno e il 24 del mese di agosto.”

Tra le reliquie particolarmente preziose vi sono alcuni frammenti della Croce di Cristo, custodite in un reliquario, con struttura architettonica ispirata ad un tardo gotico fiorito, ancora oggi portato in processione il Venerdì Santo, unitamente alle “varette” che rappresentano alcune scene della Passione del Signore. Mons. De Francisco, nella sua visita pastorale, registra la presenza di tale reliquiario nell’armadio custodito nella cappella del SS. Crocifisso nella Cattedrale di Lipari: “Dal legno della Santissima Croce di nostro Signore Gesù Cristo sei frammenti inclusi in una croce di argento dorato posta in un ostensorio ben fatto con un piede argenteo parimenti decorato al cui apice vi è una croce con l’immagine del Crocifisso della stessa materia come tutto l’ostensorio. Sui lati vi sono le immagini dei Santi apostoli Pietro e Paolo”.

Nella prima vetrina sono contenuti:
vari ostensori, ornati da pietre dure e da eleganti figure a fusione, un completo seicentesco composto da una croce da altare e due candelabri, un tronetto in legno, una serie di corone in argento poste, un tempo, direttamente sui dipinti.

Nella seconda vetrina:
alcuni calici, il più antico ostensorio rinvenuto, un turibolo, un coprimessale con il martirio di San Bartolomeo e Sant’Agatone, la mazza capitolare.

Nella terza vetrina:
un prezioso reliquiario della Santissima Croce, un reliquiario-ostensorio, una pace, due reliquiari in legno, una croce in legno e madreperla.

Alle pareti si trovano i ritratti, realizzati da ignoti del XVIII secolo, dei vescovi:

 

Francesco Maria De Miceli, Vincenzo Maria De Francisco e Giuseppe Coppola.